Gli spumantizzati stanno ottenendo sempre più attenzione, Prosecchi, Franciacorta, Trento DOC, Champagne e chi più ne ha più ne metta.

Gli amanti del vino di tutto il mondo sembrano avere una sorta di occhio di riguardo per i vini spumanti e anche vero però che specialmente i novizi faticano a capire il vasto e complicato mondo dei vini spumanti.

 

Facciamo quindi chiarezza

 

Partiamo con il definire un vino spumante:

Definiamo spumanti quei vini nel quale è presente una quantità di andride carbonica disciolta.

Questa andride carbonica genera una pressione interna alla bottiglia di 3,5 atmosfere.

Conseguentemente a ciò nel momento in cui si andrà a stappare la bottiglia, la pressione interna andrà a venire meno creando il famoso effetto effeverscenza, con bollicine e spuma annesse.

Le bollicine interne al vino vengono definite perlage, termine che deriva dalla lingua francese.

La finezza, persisestanza e maggiore o minore numerosità delle suddette bollicine rappresentano l’indicatore forse più importante per giudicare la qualità del vino.

 

Come si può ottenere un vino spumante?

È presto detto: vi sono vari metodi di spumantizzazione.

 

I due più importanti metodi di spumantizzazione sono il Metodo Martinotti (o charmat) ed il Metodo Classico.

In entrambi i casi andremo a partire da un vino di base al quale verrà aggiunta una amalgama di zuccheri e lieviti. Grazie a questa miscela avverrà una seconda fermentazione che creerà l’effervescenza interna di questi vini.

 

Metodo Classico

Questa tipologia di approccio comporta una rifermentazione all’interno della bottiglia.

Il periodo di contatto con i lieviti del vino può variare da un anno a tre anni, ma in alcuni casi eccezionali si può andare anche oltre i tre anni.

 

 

Metodo Martinotti (Charmat)

 

La seconda fermentazione viene condotta in recipienti, detti fermentatori o autoclavi,

in acciaio inox sotto pressione.

In questo caso la permanenza del vino con l’amalgama di lieviti risulta essere molto più breve.

 

Altri metodi

Esiste anche un altro modo che ultimamente ha iniziato ad essere utilizzato piuttosto di frequente è il metodo ancestrale, definito anche tradizionale.

Tale metodo consiste nel semplice imbottigliamento del vino con i suoi lieviti e del residuo zuccherino.

Non appena le temperature arriveranno a sfiorare i 20-22°, quindi la tipica temperatura primaverile, avverà la seconda fermentazione naturalmente.

 

 

Un’ altro punto che è importantissimo da chiarire è legato al residuo zuccherino presente all’interno delle bottiglie.

 

A seconda quindi del residuo zuccherino presente nel vino dopo la fine del processo e la cosidetta presa di spuma.

 

Elenchiamo quindi i parametri e facciamo chiarezza su le definizioni.

 

Pas Dosè: meno di 3 grammi per litro.
Extra-brut: compreso tra 0 e 6 grammi per litro.
Brut: meno di 12 grammi per litro
Extra dry: fino a 17 grammi per litro.
Dry: Fino a 32 grammi per litro.
Demi Sec: Fino a 50 grammi per litro.
Doux: più di 50 grammi per litro

 

Un’altra che desta un bel po’ di confusione è anche la differenza tra vino spumante e vino frizzante.

 

Cerchiamo quindi di fare chiarezza insieme

 

Il vino frizzante a differenza del vino spumante presenta una differente pressione interna. Che risulta essere inferiore alle 2,5 atmosfere.

Possono essere prodotti sia con metodo ancestrale che con metodo charmat.

 

Il vino spumantizzato avrà un perlage sicuramente più pregiato, ma ciò che alla fine conta e cosa rispecchia di più il vostro gusto.

 

Fate le vostre ricerche, ma soprattutto fidatevi sempre del vostro palato.

 

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